di Rachele Miranti
![]() |
Peppino Impastato - (foto da wikipedia.org) |
Giuseppe Impastato, detto Peppino, nasce il 5 gennaio del
1948 a Cinisi, in provincia di Palermo, da una famiglia mafiosa. Giuseppe non accettò mai il fatto che il padre fosse affiliato alle famiglie mafiose di Cinisi e fu per questo che, ancora ragazzo, venne cacciato fuori di casa. Nel 1965, aderì al Partito Socialista Italiano di
Unità Proletaria e fondò il giornalino "L'idea socialista": su questa
pubblicazione raccontò, tra l'altro, la Marcia della protesta e della pace
voluta, nel 1967, da Danilo Dolci. Successivamente, Peppino lasciò il Psiup ed
iniziò a collaborare come dirigente con i gruppi comunisti locali occupandosi
delle battaglie dei disoccupati, degli edili e soprattutto dei contadini, che
erano stati privati dei loro terreni per favorire la realizzazione della terza
pista dell’aeroporto di Palermo, proprio a Cinisi. Nel 1968 prese parte
alle prime occupazioni e alle lotte
studentesche. In seguito, aderì alla Lega, gruppo marxista - leninista. Nell'autunno
del 1972 Peppino Impastato si avvicinò a ‘Lotta Continua’ e dopo
avere conosciuto Mauro Rostagno, prese parte alla maggior parte delle riunioni
dei quadri dell'organizzazione.
Nel 1975 fondò 'Musica e Cultura' e, nel 1976, Radio Aut, emittente libera ed autofinanziata, con la quale denunciò i delitti e gli affari dei mafiosi locali. Nel 1978 Peppino decise di candidarsi alle elezioni comunali
del suo paese nella lista di Democrazia Proletaria; poco prima delle elezioni,
si occupò dell'esposizione di una mostra fotografica che documentava la
devastazione del territorio messa in atto da gruppi mafiosi e
speculatori.
A soli
trent'anni, nella notte tra l'8 e il 9 maggio di quell'anno, Giuseppe fu assassinato: il suo corpo venne martoriato da una carica di tritolo
collocata lungo i binari della ferrovia di Cinisi, che congiunge Palermo a
Trapani. L'intento degli assassini era quello di simulare un attentato suicida, ma ciò non bastò a compromettere la
reputazione e l'immagine di Impastato. Infatti, pochi giorni dopo, in
occasione delle votazioni amministrative, venne eletto ‘simbolicamente’ al
Consiglio comunale.
La sua morte passò quasi inosservata poiché nelle stesse ore venne rinvenuto in via Caetani a Roma anche il corpo di Aldo
Mordo, ucciso dalle Brigate Rosse. Successivamente l'impegno
di sua madre Felicia e di suo fratello Giovanni farà sì che l'inchiesta sul suo
decesso (inizialmente archiviata con una certa fretta come suicidio) venga
riaperta: nel 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo riconoscerà
l'origine mafiosa dell'omicidio. All'inizio degli anni Duemila vennero condannati, in quanto ritenuti i mandanti dell'omicidio, i boss Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti, il primo a trent'anni di reclusione, il secondo all'ergastolo.
Peppino Impastato è stato uno dei tanti siciliani onesti che hanno dato la vita per
combattere la mafia e, oggi, sono un esempio di integrità morale e di impegno
sociale e civile da imitare. E' nostro dovere ricordarlo ed operare seguendo i suoi
insegnamenti e le sue parole: ‘Noi - sosteneva spesso - ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo
tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!’
Nessun commento:
Posta un commento