martedì 30 aprile 2019

Primo maggio: Bella ciao ed i giovani del #ClimateStrike

'Possiamo vivere nel mondo una vita meravigliosa se sappiamo lavorare e amare, lavorare per coloro che amiamo e amare ciò per cui lavoriamo', Lev Tolstoj
  
di Giulia Giacomarra e Maria Laura Li Puma

Sing for the climate - youtube.com

Il Primo maggio è il giorno in cui ogni anno viene celebrata la festa dei lavoratori. La ricorrenza ha origine agli albori della rivoluzione industriale. A metà del 1800 gli operai non avevano diritti: lavoravano anche 16 ore al giorno, in ambienti pericolosi dove spesso morivano o si ammalavano. Il primo maggio 1886 fu indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti d'America per ridurre la giornata lavorativa ad otto ore. La protesta durò tre giorni e finì il quattro maggio con il massacro di Haymarket a Chicago: uno sconosciuto lanciò una bomba su un gruppo di poliziotti. L'attentato provocò undici vittime e decine di feriti.
La festa del lavoro nasce a Parigi il 20 Luglio del 1889, durante la quale i lavoratori fecero una protesta chiedendo migliori condizioni salariali e la riduzione dell'orario di lavoro. Al termine della Seconda guerra mondiale la Festa fu riportata al primo giorno di maggio.
Oggi è un evento internazionale. In tutto il mondo si organizzano delle manifestazioni. Anche il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parteciperà al Quirinale ad una cerimonia in onore di questa importante ricorrenza. In questo giorno non si possono non ricordare tutti quelli che, purtroppo, sono morti sul posto di lavoro. I lavoratori, oggi, chiedono di avere un lavoro certo, che abbia tutte le garanzie sulla sicurezza e con una retribuzione adeguata per assicurare alla propria famiglia una vita dignitosa.




mercoledì 24 aprile 2019

Primo de Lazzari: 'E' sempre difficile e amaro per me andare a quel 25 aprile'

'Il fascismo non è un'opinione, è un crimine', Giacomo Matteotti

di Aurora Taranto

Quest'anno ricorre il 74esimo anniversario della Liberazione d'Italia. Il 25 aprile del 1945 è stato un giorno fondamentale per il nostro Paese. La Resistenza contro l'occupazione nazista ed il governo fascista della Repubblica Sociale Italiana ebbe inizio l'8 settembre del 1943. In 19 mesi di lotta oltre 100 mila partigiani persero la vita. Tra i combattenti sopravvissuti c'è Primo De Lazzari, partigiano della Brigata Garibaldi "Ferretto" operante nel Veneto. Ecco la sua cronaca di quel tragico ed entusiasmante giorno.
'L’alba di quel 25 aprile, giorno di attacco generale alle posizioni nazifasciste nelle zone da Mestre a Treviso, porta al piccolo nucleo di giovani di Marcon (allora centro agricolo a ridosso di Mestre industriale) la perdita di Adolfo Ortolan (Dolfino), il più giovane, ma anche il migliore di tutti noi. Entusiasta ed intransigente nella lotta, 16 anni, impegnato da tempo nella Resistenza assieme al padre Giacomo (un operaio di Porto Marghera) e allo zio Ettore, in quella piccola cellula del Fronte della Gioventù, Dolfino era sfuggito casualmente, come me, poco prima, ad un massiccio rastrellamento delle nostre zone ad opera della brigata nera di Mestre. L’attacco repubblichino si era mosso a seguito di una delazione, purtroppo venuta dall’interno delle nostre file, per annientare il gruppo «ribelle» aggregato alla brigata Garibaldi, Erminio Ferretto che unendosi alle squadre più agguerrite di partigiani della zona aveva dato filo da torcere ai fascisti. La solidarietà dei contadini riesce però a vanificare quasi del tutto l’impresa nemica, cosicché viene preso solo uno del gruppo, Valter Chinellato. Gli altri, messi sull’avviso ma ormai identificati, debbono cambiare aria. Io ricordo, i repubblichini infuriati per lo scacco, bloccati da un allarme aereo e dal sopraggiungere della sera, si abbandonarono alle angherie, giungendo fino a trascinare in giro per il paese l’anziano prete di Gaggio legato con le corde strappate alle campane della Chiesa.
Primo De Lazzari
(foto da delazzariprimonomebocia.blogspot.com)
L’inizio dell’insurrezione, dunque, ci trova profondamente feriti; la tragedia che colpisce l’intero gruppo con l’uccisione a Canizzano (vicino a Treviso) del più giovane compagno ci abbatte molto. Con un fraterno amico di allora, Mario Carmignola (divenuto poi sindacalista), ci abbandoniamo sconvolti al ricordo del compagno perso – tra l’altro in modo particolarmente efferato – e trovandoci a temere per l’altro arrestato, pieni di furore e di aspri propositi verso chi aveva causato la frantumazione della cellula. Poi stimolali anche dall’esempio del padre prendiamo parte alla Liberazione del paese, mentre nei dintorni, la nostra formazione al comando di Umberto De Bei (un giovane operaio dell’ILVA, condannato dal Tribunale Speciale) e di Martino Ferretto, passa all’attacco insieme alle squadre della brigata Negrin. A Marocco c’è l’assalto a Villa Volpi, sede del comando tedesco; a Favaro si perde un altro ragazzo, Antonio Piatto, falciato da un’autocolonna nazifascista; a San Michele del Quarto (oggi Quarto d’Altino) gli armati di Angelo Gobbo liberano il paese. A Marghera gli operai presidiano le fabbriche mentre attorno si combatte: a Mogliano, a Preganziol, a Tessera, a Mirano. A Marcon e a Gaggio si fanno diversi prigionieri, concentrandoli nella fornace di laterizi.
Il 25 aprile del 1945 furono trucidati dalle brigate nere a Cannizzaro presso la casa colonica delle Malevolte 5 partigiani tra i quali Dolfino Ortolan, grande amico e compagno di lotta. Gli scontri sono duri e sanguinosi mentre anche tra noi, in campagna, giungono notizie che ci entusiasmano: a Venezia la rivolta nel carcere di Santa Maria Maggiore, l’occupazione della sede della radio; a Mestre la sconfitta delle brigate nere e la cattura di alcuni gerarchi responsabili di tanti atti di ferocia, sulla rotabile Triestina, la resa di reparti tedeschi in ritirata attaccati ripetutamente a Cà Noghera, Tessera, Trepalade, Portegrandi. 
Il 26 e 27 aprile tutte queste località sono nelle nostre mani; la gente esulta, mentre nel pomeriggio del 29 accogliamo a Mestre già liberata alcuni reparti della brigata Mario Gordini provenienti da Chioggia, Dolo e Mira. Unitamente ad un distaccamento corazzato di truppe neozelandesi, se non ricordo male, i partigiani della Gordini giungono dapprima circospetti, poi festeggiati alle Barche e al Ponte della Campana.
Mi si chiede, ancora, cosa pensavamo allora. Sono le stesse cose che penso quando mi accade di tornare alla vecchia casa e mi trovo lì, davanti a quelle quattro zolle del cimitero e guardando il volto adolescente sulla lapide io ed altri ci chiediamo se ne è valsa la pena, se e cosa abbiamo realizzato di quello che immaginavamo, di quello che loro volevano. Forse assai poco; troppo poco se è vero che per gli adolescenti di oggi c’è un mondo così ingiusto e inquieto'.

Fonti: wikipedia.org e Democrazia e lavoro Cgil

'25 aprile, una data per sentirci liberi'

'25 aprile, una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi', Enzo Biagi

di Marica Vaccarella


Video da youtube.it - Radio Milano Libera del 25 aprile 1945
Il 25 aprile è una data molto importante per la storia dell'Italia; soltanto che per molti oggi essa è diventata un semplice e comune giorno di vacanza. Invece è stata un grande momento di lotta e di vittoria. Ma cosa è successo veramente in quella data? Era l'8 settembre del 1943 quando, dopo l'armistizio con gli alleati, cominciarono a formarsi i Comitati di Liberazione Nazionale (CLN). Il loro scopo era quello di liberare l'Italia dal dominio nazista e fascista, in particolare nel nord Italia, dove aveva sede la Repubblica di Salò guidata da Mussolini. Questi gruppi formati da uomini e donne del popolo diedero vita alla Resistenza italiana, una lotta patriottica di Liberazione nazionale.
Nella primavera del 1945 le truppe anglo-americane sfondarono la linea Gotica, che si sviluppava da La Spezia fino a Rimini. Le truppe tedesche ed i fascisti  erano ormai circondati. Ma solo il 25 aprile circa 200.000 uomini scatenarono l'insurrezione nazionale. Quel giorno fu liberato il nord Italia ed i partigiani entrarono trionfanti nella città di Milano. Mussolini tentò la fuga in Svizzera, ma fu riconosciuto dai partigiani e giustiziato il 28 aprile.
Così il 25 aprile divenne la Festa della Liberazione, affinché si ricordi sempre quale bene inestimabile sia la libertà conquistata con il sacrificio di oltre 100 mila partigiani.

Fonte: studenti.it 

mercoledì 17 aprile 2019

Fratel Biagio Conte: ‘Missione tappi, un piccolo gesto che può fare la differenza’

‘A noi non costa nulla, ma per molte persone è un gesto che può fare la differenza’, Biagio Conte

di Pietro Dongarrà

Foto da cattolicaeracleanews.eu
Fratel Biagio Conte è un missionario laico. Nato a Palermo, inizia la sua predicazione all’inizio degli anni Novanta. La sua missione è offrire un piccolo aiuto ai bisognosi, agli emarginati ed ai senzatetto della sua città.
Tra le iniziative per sostenere la sua associazione 'Missione di Speranza e Carità', c'è quella della raccolta dei tappi di plastica. Fratel Biagio Conte dice che ‘insieme possiamo raggiungere il quantitativo di 3 mila kg’. Lo scopo è venderli ad una ditta specializzata nel riciclo della plastica. Il ricavato sarà donato all’associazione per sostenere la sua attività caritatevole.
Tutti possono partecipare. Un piccolo gesto che non costa nulla, occorre solo essere buoni cittadini e, contribuendo a mantenere pulito l’ambiente riciclando della plastica, possiamo compiere un atto di solidarietà.
I tappi possono essere consegnati presso tutte le attività commerciali o nelle scuole che hanno aderito all’iniziativa. Tra queste ultime c'è l'Istituto Tecnico per le Costruzioni, l'Ambiente ed il Territorio di Polizzi Generosa. Si possono raccogliere tappi di qualsiasi tipo, sia quelli per i contenitori di bevande (acqua, latte, bibite, ecc), che quelli dei barattoli di nutella, ketchup, maionese, detersivi, cosmetica. L’unica avvertenza è che essi non contengano molle interne.
E' un piccolo gesto quotidiano, ma che può fare la differenza per chi non ha nulla. 

venerdì 12 aprile 2019

La mia storia, la mia Italia, la mia parte di debito pubblico

'Son, take a good look around, this is your hometown, ragazzo dai una bella occhiata in giro, questa è la tua città', Bruce Springsteen 

di Alessia Xeka


Tre graffiti di Banksy
Come si può vivere in un paese di cui fai parte, in cui sei nata, dove hai vissuto per tutta la vita, senza avere la cittadinanza, acquisita solo al compimento dei diciotto anni? Questa è la mia storia, la storia di un’adolescente che ha sperato, ha lottato, ha pagato, sia materialmente che umanamente, contro una società bigotta e razzista.
I miei genitori sono emigranti. Più di vent'anni fa sono fuggiti dall'Albania. Spinti dall'oppressione statalista di quel paese e dal conflitto che in quella regione è scoppiato dopo la caduta del muro di Berlino avvenuta nel 1989. Eventi questi che hanno costretto moltissime famiglie a scappare dalla miseria e dalla guerra. Un futuro migliore con un lavoro stabile che consentisse la creazione di una famiglia e di vivere una vita dignitosa, era questo il desiderio dei miei genitori.
Mia madre mi ha raccontato gli ostacoli che ha dovuto affrontare per raggiungere l'Italia, che allora appariva ai loro occhi come 'la terra promessa'. La precarietà, il disagio, la paura di perdere la vita in mare e di essere rimpatriati. Pensieri tristi che per un momento gli fecero venir meno la speranza in un futuro migliore, quello che essi avevano anelato prima della partenza. Poi l'arrivo sulle coste pugliesi, il viaggio per la Sicilia, l'inserimento nel nuovo tessuto sociale, le difficoltà con la lingua, i primi lavori, la famiglia, una figlia nata nella 'terra promessa', una bambina italiana, ma purtroppo senza cittadinanza.  
Vi assicuro che non si tratta di un semplice foglietto di carta. E' qualcosa di più, specialmente per chi è nato ed è sempre vissuto in Italia. E’ uno 'status' giuridico che rende orgogliosi e fieri di appartenere formalmente ad una comunità. E' una sensazione ed un sentimento impossibile da spiegare a chi è sempre stato 'italiano', specie per coloro che ne minimizzano il significato e pensano che sia scontato avere un senso di appartenenza ad un luogo, ad una terra, ad un Paese. 
L’attesa e la speranza mi hanno portato, durante gli anni dell'adolescenza, ad informarmi su tutto ciò che accadeva in politica, sperando che il disegno di legge sulla cittadinanza, di cui si parlava nei mesi scorsi, il cosiddetto Ius Soli, potesse essere approvato dal Parlamento. Ho sperato nella sua emanazione ed oggi prego Dio che ciò avvenga presto, soprattutto per chi in futuro si troverà nelle mie stesse condizioni, cioè di essere italiana senza patria.
Ora che ho compiuto diciotto anni e che ho potuto ottenere la cittadinanza anche dal punto di vista formale, sono pronta a sfidare il razzismo ed a difendere la gente come me, oggetto di diffidenza, di mancanza di fiducia e di intolleranza da parte di molti miei concittadini. Parlare la lingua italiana, studiarla a scuola e perfino avere una conoscenza degli idiomi siciliani, senza avere la cittadinanza sembra quasi una barzelletta. Ciò che spero è che un giorno in Italia chi nasce nel territorio nazionale possa acquisire la 'civitas' senza troppe pratiche da svolgere e senza denaro da spendere per ottenerla. Credo fortemente nella mia generazione, ma allo stesso tempo voglio dare fiducia agli adulti che ci governano. Credo negli ideali che mi sono stati trasmessi dagli uomini che ho imparato a conoscere durante la mia adolescenza siciliana come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Don Andrea Gallo, Fabrizio de Andrè, Bruce Springsteen, Bob Dylan e Giulio Regeni. 
Desidero l’unità, la fratellanza, il rispetto tra etnie diverse. Questo mio sentimento nasce da un dispiacere che mi porto dietro da quando ero piccola: ogni volta che dicevo di non avere origini italiane venivo subito vista con un occhio diverso, mi sentivo sotto pressione ed esaminata. D’altronde, mi dicevo, l’Italia è sempre stata abitata da diverse etnie e gli italiani non possono assolutamente ammettere di essere 'puri' o sbaglio?
Come tutti i miei concittadini anch’io da adesso in poi avrò il diritto al voto, qualcosa che mi rende orgogliosa poiché sono fortemente legata alla storia, alle ideologie e alla politica del mio paese: l'Italia. L’unica cosa che in questi giorni di gioia mi ha fatto sorridere è stata la domanda che mi è stata posta da un amico: “Quindi, ora che sei italiana, anche tu hai una parte del debito pubblico?” "Ebbene sì, sono invidiosa di tutti voi italiani e adesso sono felice di averlo anch'io questo 'fardello' essendo anch’io italiana” risposi, ovviamente, in modo sarcastico.

sabato 6 aprile 2019

Greta Thunberg candidata al Nobel per la pace

"You must be the change you wish to see in the world, tu devi essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo", Gandhi

di Simona D'Alberti 

Greta Thunberg - (Foto da wikipedia.org)
La giovane attivista per l'ambiente, Greta Thunberg, ha fatto tremare i leader mondiali riuniti per la COP24, la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. La 16enne ha accusato di indifferenza i potenti del mondo per le politiche ambientali e le disuguaglianze sociali adottate negli ultimi decenni. Per questo motivo la studentessa svedese ha dato vita al movimento dei #FridaysForFuture, sfociato nello sciopero mondiale per il clima di venerdì 15 marzo.
L'iniziativa ha già prodotto un primo risultato concreto. Il Parlamento europeo ha approvato poche settimane fa una Direttiva che mette al bando i prodotti monouso fatti con materiali non riciclabili, cioè usa e getta come i bicchieri ed i piatti di plastica. Lo scopo è quello di incentivare i cittadini europei ad usare materiali sostenibili e, comunque, non inquinanti.
La battaglia di Greta Thumberg è diventata così importante che un membro del Parlamento della Norvegia ha proposto di candidarla per il Nobel per la pace. Il deputato, ritenendo che i cambiamenti climatici siano già oggi uno dei principali fattori di instabilità sociale, povertà, guerra, migrazioni e carestie, ha affermato che quella appena iniziata da Greta è una rivoluzione di pace.
"Sono le sofferenze dei molti che pagano per i lussi dei pochi - ha detto senza timore la giovane attivista - Nel 2078 celebrerò il mio 75esimo compleanno. Se avrò figli, forse passeranno quel giorno con me. Forse mi chiederanno di voi. Forse chiederanno perché non avete fatto niente quando c'era ancora il tempo per agire. Dite di amare i vostri figli più di ogni altra cosa, invece rubate il loro futuro proprio davanti ai loro occhi".



mercoledì 3 aprile 2019

Dal 3 aprile torna il Giro di Sicilia

Dopo 42 anni ritorna il Giro dell'isola partenza da Catania il 3 aprile e arrivo il 6 sull' Etna 

di Mario Orlando e Vincenzo Sausa

La mappa del Giro di Sicilia - (Foto da strettoweb.it)
Dal 3 al 6 aprile si corre il Giro di Sicilia. La corsa prevede 4 tappe con partenza da Catania, traguardi a Milazzo, Palermo e Ragusa con arrivo finale sull'Etna.
Oltre a questa competizione nell'isola si svolgeranno 3 tappe del Giro di Italia del 2020 e la grande partenza della Corsa Rosa nel 2021. Il Giro di Sicilia è una delle più antiche corse a tappe italiane. La prima edizione si svolse nel 1907. Da quell'anno al 1977 si sono svolte 18 edizioni, tutte vinte da atleti italiani.
Prima tappa: Catania - Milazzo, 165 Km. Corsa quasi sempre pianeggiante. Prima parte lungo la costa con lievi saliscendi e il breve intermezzo in salita a Taormina. Gli ultimi 10 Km si svolgeranno nella penisola di Milazzo.
Seconda tappa: Capo d'Orlando - Palermo, 236 Km. Il percorso è diviso in tre parti: pianeggiante, montagna, pianeggiante. La prima parte si svolgerà lungo la costa, la seconda nel territorio delle Madonie ed attraverserà  Geraci Siculo, Petralia Soprana, Castellana Sicula, infine i corridori scenderanno verso Caltavuturo. La tappa si concluderà a Palermo.
Terza tappa: Caltenissetta - Ragusa, 188 Km. La gara si snoderà nell’interno della Sicilia con finale misto tra salite e discese. Si percorreranno strade con carreggiata di larghezza variabile. Poi la strada spiana per alcune decine di chilometri, dove si attraverseranno gli abitati di Vittoria e Comiso. I ciclisti dovranno poi affrontare la salita di Serra di Burgio che porta direttamente, dopo una veloce discesa, a Ragusa per il finale.
Quarta tappa: Giardini Naxos – Etna, 119 km. La corsa è divisa in due parti ben distinte: la prima che comporta il giro dell’Etna con l’ascesa fino ai 1000 metri di Maletto. Segue una lunga parte a scendere sempre attorno al vulcano fino alla base della salita finale che inizia a Nicolosi. L’arrivo è previsto al Rifugio Sapienza, posto a 1892 metri sul livello del mare.